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Glaucoma
6. News: Nuove Tecniche Chirurgiche per la Terapia del Glaucoma
Dalla fine degli anni 60 il trattamento chirurgico più diffuso per il glaucoma cronico
ad angolo aperto è un procedimento chiamato trabeculectomia, che prevede la creazione
di una fistola, cioè una comunicazione costantemente pervia, tra l'interno del bulbo
oculare e lo spazio presente sotto alla congiuntiva, il sottile tessuto trasparente
che ricopre il bulbo oculare. Questa fistola viene ottenuta creando un apertura
nella parete dell'occhio (sportello sclerale), opportunamente protetta da un lembo
di congiuntiva (bozza congiuntivale ). Da questa caratteristica deriva il termine
di interventi fistolizzanti, di cui sono descritte numerose varianti.
I risultati
di queste chirurgie, dice il dottor Vanetti, si sono dimostrati decisamente validi
per il buon controllo della pressione intraoculare, pur non essendo esenti da complicanze
intra e postoperatorie, e dalla possibilità di insuccesso nel tempo. Tra le complicazioni
più frequenti sono da annotare la atalamia (cioè l'insufficiente riformazione degli
spazi interni del bulbo), l'ipotonia (pressione eccessivamente bassa), le emorragie
interne, l'insorgenza di cataratta, le infezioni precoci e quelle tardive.
L'origine
comune di queste complicazioni è stata identificata proprio nel permanere di una
apertura (fistola) tra l'esterno e l'interno del bulbo. Tra le cause di insuccesso
di questi interventi la principale è sicuramente la cicatrizzazione della fistola
(sportello sclerale) o del piano di copertura congiuntivale.
Proprio dall'analisi
delle complicanze e degli insuccessi di questi interventi sono state sviluppate
negli ultimi anni tecniche che prevedono la non perforazione del bulbo e quindi
un ridotto processo cicatriziale. Sono gli interventi cosiddetti non penetranti
o non perforanti (viscocanalostomia - sclerectomia profonda).
Essenzialmente, ci
spiega il dottor Vanetti, consistono in una delicatissima dissezione di una porzione
della parete del bulbo, la sclera, che viene assottigliata a tal punto da consentire
una filtrazione dell'umore acqueo dall'interno verso gli spazi esterni, senza però
la completa perforazione della parete stessa. Durante l'intervento questi spazi
sono "preparati" ad arte a ricevere e smaltire il flusso di liquido. Ciò è reso
possibile grazie all'applicazione di sostanze viscoelastiche, già da tempo in uso
nella chirurgia oculistica per gli interventi di cataratta. Le sostanze viscoelastiche
(liquidi densi ad alta viscosità) consentono sia di dilatare le normali vie di deflusso
dell'acqueo (viscocanalostomia) sia di ridurre i fenomeni cicatriziali, consentendo
quindi la formazione di spazi "artificiali" in cui il liquido filtrato viene riassorbito
e ridistribuito all'esterno del bulbo. I risultati ottenuti sono incoraggianti:
il concetto di non perforazione della parete del bulbo oculare sicuramente espone
a meno rischi, anche se l'intervento è di esecuzione più complessa rispetto alle
tecniche convenzionali. Insieme alle ormai classiche tecniche fistolizzanti, certamente
non superate perché ampiamente collaudate e ben condotte, le tecniche non penetranti
rappresentano un'altra pietra miliare nella storia della chirurgia del glaucoma.
Glaucoma e cataratta:
Molto spesso il paziente glaucomatoso, con l’avanzare dell’età, può sviluppare anche una cataratta.
In questo caso le nuove tecniche microinvasive permettono un intervento contemporaneo sia per asportare la cataratta sia per creare una valvola di drenaggio e così risolvere il problema del glaucoma.L’intervento dura circa 30 minuti, è ambulatoriale, indolore e viene eseguito solo con anestesia locale.
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