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Rassegna stampa
Panorama - 11 ottobre 2005
E Panorama in edicola insiste sulla fine degli occhiali...
Correggono miopia, ipermetropia e anche presbiopia. Sono
le lentine intraoculari di ultima generazione. Sempre più perfezionate nei materiali
e personalizzate secondo i casi
Se fosse una favola potrebbe cominciare così: c'erano una volta gli occhiali. Che
siano da lontano oppure da vicino, oggi è possibile liberarsene. Mai come in questi
ultimi anni le alternative a quel fastidioso accessorio poggiato sul naso sono state
così molteplici e allettanti. E mai come in questi ultimi anni il desiderio di «rigenerare»
la vista in modo definitivo, dicendo addio a lenti e stanghette, ha creato un business
tanto florido. Le tecniche che promettono di migliorare la vista senza dover più
ricorrere agli occhiali ormai non si contano.
Da quelle collaudate di microchirurgia
refrattiva con il laser a eccimeri per correggere miopia e ipermetropia con metodi
svariati, Lasik, Lasek, Prk, alle tecniche che sostituiscono il cristallino, quella
sorta di zoom naturale che con il tempo si logora, con lentine multifocali in grado
di emularlo. Per non parlare di una nuova generazione di lentine intraoculari, poste
davanti o dietro l'iride, per correggere miopie e ipermetropie elevate.
Nel primo
caso il laser interviene sulla cornea, modificandone la curvatura per migliorare
la capacità di mettere a fuoco le immagini; nel secondo la correzione del difetto
visivo viene attuata all'interno dell'occhio: al posto del cristallino che è diventato
opaco si inserisce una lentina artificiale del tutto simile a quest'ultimo per colore,
morfologia e caratteristiche ottiche. «Se fino a pochi anni fa l'intervento era
riservato a persone avanti negli anni, già con un problema di cataratta, oggi la
lentina intraoculare, che può essere multifocale o bifocale e può correggere miopia,
ipermetropia e anche presbiopia, la si mette non appena si riscontra un'opacità
del cristallino. Insomma, non si aspetta che la cataratta sia ipermatura, ma sono
sufficienti disturbi visivi per giustificare l'asportazione» dice Francesco Fasce,
responsabile dell'Unità di day surgery oculistica al San Raffaele di Milano.
Uno
dei problemi cui si va incontro con l'età è l'irrigidimento del cristallino. Questo,
modificato dal muscolo ciliare, cambia la sua forma secondo che occorra mettere
a fuoco oggetti vicini o lontani. Diventato rigido con l'età non è in grado di assolvere
più questa funzione. Il cristallino artificiale, impiantato attraverso una incisione
di 3 millimetri e senza bisogno di sutura, magari non avrà le stesse prestazioni
di quello naturale, ma può risolvere una miriade di fastidi e di sintomi. E permette
a chi ha una miopia o un'ipermetropia elevata e un cristallino ormai indurito di
frammentarlo con una sonda a ultrasuoni (facoemulsificazione) o una più delicata
a idrogetto (aqualase), e di sostituirlo con una lentina.
Ci sono vari tipi di lentine
che sostituiscono il cristallino, dalle accomodative, piuttosto flessibili, alle
difrattive, costituite da molteplici corone circolari concentriche. Ciascuna di
esse svolge compiti diversi, può mettere a fuoco da lontano e da vicino o, ancora,
da distanze intermedie. In tutti questi casi i pazienti che hanno astigmatismo e
vogliono correggere anche questo difetto dovranno comunque portare occhiali o sottoporsi
a un'operazione con laser a eccimeri. L'evoluzione tecnologica di queste lenti è
stata negli anni costante, e si può dire che ce ne sia una adatta a ogni difetto
visivo.
«Oggi queste lenti artificiali non sono più trasparenti, ma di color paglierino,
proprio come il cristallino, per filtrare le pericolose radiazioni ultraviolette
che a lungo andare danneggiano la retina. Inoltre, come il cristallino, non hanno
più una forma sferica, ma sono più curve al centro e più piatte ai bordi per consentire
non solo una buona visione centrale, ma anche periferica» spiega Paolo Vinciguerra,
responsabile dell'Unità operativa di oculistica dell'Humanitas, a Milano.
Una delle
ultime novità si chiama Tecnis e ha appena ricevuto negli Usa l'approvazione dell'Fda,
l'ente federale che vaglia i nuovi rimedi di cura. «La nuova lente, in chi ha un
cristallino opacizzato, che sia o no miope o ipermetrope, riesce a migliorare la
vista da lontano, aumentandone la sensibilità al contrasto. Nella guida di notte,
un paziente guadagna circa mezzo secondo nel riconoscimento di un ostacolo alla
velocità di 80 km l'ora» dice Carlo Vanetti, microchirurgo oculare di Milano e membro
dell'American society of cataract and refractive surgery. Per vedere bene da vicino,
in questo caso, occorrono comunque dei normali occhiali da presbite.
L'intervento
sul cristallino lascia aperto il problema della presbiopia, che con l'inserimento
di una lente accomodativa può essere corretta solo in parte. «Negli Usa sono molti
coloro che ricorrono a questo intervento solo per correggere la presbiopia. In Italia
rappresentano ancora una nicchia» continua Fasce. Per i presbiti più giovani le
scelte sono altre.
Esistono, per esempio, anelli di espansione che vengono inseriti
nella sclera per allargarne il diametro: così facendo si aumenta la tensione sulle
fibre del cristallino, che torna a contrarsi consentendo la visione da vicino. «Per
raggiungere lo stesso obiettivo esiste una tecnica più recente, la sclerotomia a
solchi radiali: il laser viene usato per ridare elasticità al bulbo oculare. Sono
in corso studi clinici per verificare l'efficacia di tale procedura» dice Fasce.
Soprattutto negli Usa sta diventando popolare un'altra tecnica, la Ck, basata non
sul laser ma sulle radiofrequenze, che riscaldando la cornea ne modificano la curvatura.
Usata prima per ipermetropia lieve, il suo utilizzo è stato approvato dall'Fda per
la presbiopia. Poco considerata ai suoi esordi, più di dieci anni fa, oggi se ne
stanno valutando le possibilità terapeutiche. A questo scopo sono in corso sia negli
Usa sia in Europa sperimentazioni che hanno ampliato il trattamento a un numero
maggiore di pazienti. Il rischio di questa tecnica è che il problema della presbiopia
si ripresenti.
«Ciò che conta per qualsiasi intervento è un'attenta valutazione
diagnostica, oltre all'esperienza e al buon senso dello specialista» avverte Vanetti.
Oggi esistono apparecchi sofisticati che consentono di selezionare con estrema precisione
gli occhi adatti a questo o quel tipo di intervento: autorefrattometro, topografo
corneale, pachimetro, orbscan, pupillometro, aberrometro. «Di ogni occhio è possibile
ricavare una sorta di impronta digitale che ne rivela le caratteristiche. Il progetto
del chirurgo e la scelta della tecnica più adatta devono partire da qui» continua
Vanetti.
Questo vale per ogni intervento sugli occhi. «Anche per il laser a eccimeri
oggi sono migliorate moltissimo rispetto agli inizi le capacità diagnostiche ed
è possibile individuare il candidato ideale» commenta Francesco Carones, oftalmologo
a Milano e membro del Comitato direttivo della Isrs (International society of refractive
surgery).
Dalla lunga esperienza di facoemulsificazione e sostituzione del cristallino
(in Italia gli interventi per la cataratta sono 150 mila l'anno), che fece i suoi
primi passi all'inizio degli anni Ottanta, viene anche la nuova generazione di lentine
intraoculari, dette fachiche, che vengono inserite senza togliere il cristallino.
«Ce ne sono di diversi tipi. Secondo il difetto visivo e le caratteristiche del
paziente, possono essere posizionate all'interno dell'occhio» spiega Vanetti.
Pazienti
giovani, e attentamente selezionati, con gravi problemi di miopia (sopra le 8 diottrie)
o ipermetropia (sopra le 4 diottrie), spesso non trattabili con il laser (lo strato
della cornea è troppo sottile per essere ablato con il laser a eccimeri), possono
risolvere i loro problemi con l'impianto di lenti intraoculari. Si applicano in
modo diverso: appoggiate all'angolo tra iride e cornea, ancorate direttamente all'iride
o inserite nello spazio tra iride e cristallino.
Secondo il modello possono correggere
miopie e ipermetropie anche molto elevate. «Quelle ad ancoraggio irideo» precisa
Vanetti «permettono di correggere anche i difetti astigmatici. Sono lenti con nuovo
design ma hanno una notevole e consolidata esperienza clinica». L'ultimo tipo di
lentine fachiche sono quelle da camera posteriore: vengono posizionate tra iride
e cristallino e navigano nell'umore acqueo. Unico inconveniente: possono, nel 5-10
per cento dei pazienti, opacizzare il cristallino. In tal caso lo si asporta, sostituendolo
con una lente appropriata, con un intervento del tutto simile a quello di cataratta.
La prima volta che venne usata una lentina intraoculare di questo genere, per correggere
una miopia elevata in un giovane, fu nel 1986. Oggi a questo tipo di impianto si
sono sottoposte nel mondo più di 400 mila persone. Fu un olandese, Jan G.F. Worst,
a mettere a punto la lentina da fissare nella camera anteriore dell'iride, e da
allora diverse modifiche sono state apportate sia alla tecnica sia al design della
lente.
L'idea è che si possano abbinare più tecniche. «Ossia applicare la lentina
(di solito si opera un occhio alla volta lasciando passare due settimane fra un
intervento e l'altro) e, se resta un residuo del difetto visivo, si può ricorrere
alla Lasik per un ritocco» precisa Vanetti. I candidati ideali per le lentine intraoculari?
Miopi e ipermetropi elevati, ma anche pazienti con caratteristiche dell'occhio opportunamente
analizzate prima di procedere. «Tra l'iride e l'endotelio corneale ci deve essere
lo spazio anatomico sufficiente per accogliere la lentina. Che altrimenti può danneggiare
l'endotelio corneale. Ma oggi questo spazio lo si può misurare molto meglio di un
tempo, con un margine di errore in micron» avverte Carones.
Gli effetti collaterali?
«Tutti quelli connessi al rischio chirurgico, come infiammazioni, oppure quelli
legati ai limiti ottici della lente stessa, come eventuali aloni (anche se le lentine
di ultima generazione hanno molto ridotto il problema) dovuti anche a una dilatazione
della pupilla fisiologicamente eccessiva e un'eventuale dislocazione della lente»
dice Fasce.
In ogni caso il pronostico degli esperti non lascia dubbi. Se oggi su
cento interventi per correggere difetti visivi solo cinque si affidano a lenti intraoculari,
in futuro saranno il 50 per cento del totale. «Come dimostra la chirurgia refrattiva,
contano l'esperienza, ma anche e soprattutto gli strumenti diagnostici nella fase
preoperatoria. È grazie a queste tecniche diagnostiche capaci di valutare, caso
per caso, le caratteristiche dell'occhio che i risultati ottenuti nella miopia con
il laser a eccimeri sono migliorati nell'arco di pochi anni» conclude Carones.
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